martedì 22 gennaio 2013

La condivisione nella speranza

Domenica 20 gennaio 2013 Laura Ridolfi – referente e portavoce del Gruppo Bethel di persone LGBT credenti liguri – e Lidia Borghi hanno ricevuto la calda accoglienza de La Fonte di Milano, l'insieme di persone omosessuali cristiane che dal 1986 si riuniscono per dialogare intorno all'omosessualità cristiana.
Prendendo spunto da Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede, scritto a quattro mani da Carlo Maria Martini e da Georg Sporschill, le persone convenute hanno iniziato a ragionare sul tema che il cardinale ha esposto nel terzo capitolo del suo volume: “Il coraggio di decidere: perché essere, perché restare nella chiesa”.La testimonianza resa dalle due ospiti ha coperto diverse tematiche, non ultima quella riguardante la nascita del Gruppo Bethel e le attività svolte al suo interno e così Laura Ridolfi ha ripercorso in breve la storia di un prete salesiano, don Piero Borelli, al quale venne assegnata la parrocchia di San Giovanni Bosco e San Gaetano di Genova Sampierdarena per cinque anni, nel 2006. Fu Borelli a mettere insieme quella compagine umana fatta di lesbiche e gay cristiani che sentivano forte la necessità di avere un punto di riferimento umano che parlasse loro senza giudicarli, fornendo loro l'assoluzione piena dal loro presunto peccato di omosessualità e, quel che più conta, il libero accesso all'eucaristia, che la chiesa cattolica preclude alle persone omosessuali che mettono in pratica il loro orientamento affettivo attraverso il sesso.
Una domanda, sopra a tutte, ha continuato ad aleggiare per l'intera durata dell'incontro, senza mai essere espressa: “Possiamo noi, persone lesbiche e gay, continuare a mantenere il nostro sguardo fisso sul Cristo Redentore, rimanendo all'interno di una chiesa i cui vertici ci respingono, non sanno accoglierci e non mettono in pratica il messaggio d'amore contenuto nei Vangeli?” La risposta è stata un sì netto e chiaro come la luce di quel sole che Dio ci manda sulla terra ogni santo giorno.

Sì, perché NOI siamo quella chiesa, quell'assemblea che si riunisce per rendere grazie a Dio

Sì, perché quel battesimo di cui ogni essere umano che si dica cristiano ha perso la memoria, ha fatto ricadere sui nostri corpi e sulle nostre anime la forma più alta d'amore che possiamo immaginare

Sì, perché non esistono cristiane e cristiani di serie A o di serie B

Sì, perché ogni anima incarnata ha una missione, impartita da Dio a tutte e tutti noi: essere felici

Sì, perché il sommo comandamento di ogni persona cristiana – Amerai il prossimo tuo come te stesso – se e quando viene messo in pratica, ci rende libere e liberi

Sì, perché anche le persone lesbiche e gay cristiane hanno il diritto sacrosanto di assumere il corpo di Gesù attraverso l'eucaristia

Sì, perché quell'amore e quella libertà sono il nostro viatico per l'intera nostra esistenza, durante la quale abbiamo l'obbligo morale, verso noi stesse e noi stessi, di metterla in pratica quella felicità, altrimenti non facciamo la volontà del Padre nostro.

Sì, infine, perché non sono le persone omosessuali ad avere un problema ma – e ciò è acclarato dalle tante dichiarazioni papali e vescovili – coloro che dovrebbero rappresentare l'immenso popolo cristiano in cammino nel solo ed unico modo indicato da Gesù attraverso i Vangeli: diffondendo la buona novella dell'amore di Dio tra la gente.

Grazie alle persone de La Fonte che, in modo così accogliente, hanno ospitato Laura Ridolfi e Lidia Borghi, durante quella domenica speciale, tutti questi concetti sono stati sviscerati con serenità e con la consapevolezza che, in quanto figlie e figli di Dio, nessuno può arrogarsi il diritto di portarci via la nostra sacra discendenza.
Da qui riparte il tragitto delle donne e degli uomini dei gruppi Bethel e La Fonte; a quest'ultimo va tutta la nostra riconoscenza, oltre alla stima, per averci dato modo di testimoniare la nostra fede nell'amore. Quello per Dio e per tutte le sue profete e tutti i suoi profeti.